Mito dell'uomo perfetto. Le origini culturali della mentalità eugenetica (Il)
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Le pratiche eugenetiche furono messe in atto solo dagli scienziati di Hitler? L'ottimismo positivista e le organizzazioni statuali liberal-democratiche dell'Ottocento furono davvero così immuni dal controllo eugenetico della popolazione? E oggi a chi tocca migliorare la vita? Quel compito di ricercare l'uomo perfetto, che prima era toccato a politiche di Stato o alla mano di dittatori, ora chi lo svolge e perché? L'"eliminazione dei difettosi", che da Galton è passata a politiche di "igiene pubblica" e poi alla tragedia nazista, come e dove avviene oggi? La risposta a tali domande è possibile se si considera l'eugenetica attraverso un approccio antropologico, ovvero analizzando nei vari ambiti storico-culturali quella visione riduttivista e biologista dell'essere umano che caratterizza l'eugenetica. Visione, profondamente svilente, che riduce l'essere umano al suo patrimonio genetico e che questa ricerca intende descrivere a partire dalle sue origini culturali, dimostrando che l'eugenetica è presente anche nel mondo contemporaneo sottoforma di mentalità, per poi mostrarne le gravi conseguenze sull'individuo e sulla società, con particolare riferimento al mondo della Bioetica.
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