Cola dell'Amatrice pittore. I giorni di Roma, gli anni dell'Appennino
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27,94 €
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È attraverso l'esperienza di Cola dell'Amatrice detto il Filotesio (Amatrice, 1480 circa-Ascoli Piceno, ante 1553) e del suo pervicace e alterno rapporto con Roma che meglio si può intendere la dialettica tra centro e periferie vissuta da un'intera generazione di artisti di confine, all'opera nelle propaggini appenniniche tra il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa. Pittori di professione, ma in realtà zingari e girovaghi attivi lungo i litorali adriatici o nelle valli pedemontane, avevano varcato prima di lui le porte di Ascoli e dell'Aquila, e Cola stesso ne aveva visti a decine di piccoli maestri assiepati alle pendici delle asperrime creste d'Abruzzo, d'Umbria e della Marca: la pittura di luce camerte, gli iperrealismi adriatici, i "forastieri", gli "oltremontani", i "lombardi". Tante forme e diversi idiomi minori coesistevano su tali strade (crocevia economici prima che culturali): in astratto, Cola potrebbe quasi essere la lente con cui decifrare i modi e i tempi di diffusione dei principali linguaggi artistici in quelle terre. Insomma, viaggiò. Intese a suo modo Raffaello e Bramante a Roma, lavorò non solo in Ascoli e all'Aquila, ma anche a Subiaco, Farfa, Perugia, Città di Castello, Norcia e Amatrice, luoghi dove portò la sua "rustica maniera". I risultati delle indagini comprese in questo libro prendono le mosse dalle fonti e dalla letteratura artistica che ha trattato del personaggio, da Vasari fino ai giorni nostri: si tratta di informazioni inedite, di approfondimenti sulla geografia artistica dei luoghi coinvolti, di affondi iconografici e di riflessioni di metodo, che restituiscono un profilo critico, biografico e professionale di Cola dell'Amatrice del tutto rinnovato.
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