Alle origini dell'arcobaleno. Discorsi e azioni di pace a Modena 1945-1969
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Nei primi anni Sessanta, in corrispondenza con un passaggio chiave per la politica e la demografia nazionale, il discorso di Bergamo di Togliatti e l'enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII aprono la strada a un tentativo di convergenza dei diversi filoni del pacifismo, culminato nella Consulta nazionale e nelle sue diramazioni locali. Alla marcia Perugia-Assisi di Capitini seguono diverse esperienze periferiche, tra le quali anche quelle modenesi, animate da giovani volenterosi come Paolo Pompei. Gli equilibri però sono molto fragili e si infrangono già dopo il 1965, con la morte dei vecchi protagonisti e l'emergere di nuove realtà come il Partito radicale, il movimento studentesco, la "Nuova Sinistra". Con l'avvento del lungo Sessantotto emerge una nuova idea di conflitto sociale e culturale, che però non travolge il pacifismo italiano, pronto a ripensarsi in chiave di antimilitarismo e lotta per i diritti civili. A Modena la manifestazione nazionale della FGCI del 4 novembre 1966, il passaggio della marcia di Dolci il 9 novembre 1967 e i diversi convegni delle riviste del dissenso sono i momenti alti di una mobilitazione comunque costante e diffusa. Una pagina da riscoprire, ovviamente senza idealizzazioni e velleitarismi: si tratta di scelte che rimangono minoritarie e che anche al loro interno evidenziano sfumature e accenti diversi (e talvolta conflittuali). Ma nei tempi difficili le voci di pace vanno prese sul serio: è da esse che comincia l'arcobaleno, e sta a noi il compito di trovarne la fine.
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