Tra giudaismo e cristianesimo. Riflessioni sul giudaismo antico e medio
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Accostarsi agli scritti di un maestro significa ritrovare in essi i segni delle vie da lui aperte nella ricerca. È quanto accade in questo libro di Paolo Sacchi, tra i maggiori studiosi a livello internazionale di giudaismo. Se le pagine si aprono su questioni di filologia e storiografia biblica, ove ancora si sente l'eco della lezione di Giorgio Pasquali, la parte seconda riguarda la formazione del giudaismo, al centro della quale "c'è Ezechiele, la cui figura appare sempre più come quella di un gigante nella sua capacità di scegliere e rielaborare all'interno della grande cultura babilonese gli elementi che rafforzavano la fede in YHWH, che da Dio di Israele diventò Dio del cosmo intero". La terza sezione verte sul tema su cui più s'è soffermato Sacchi, la letteratura intertestamentaria: libri apocrifi, apocalittici, qumranici. Un giudaismo non unitario dove l'attenzione va rivolta all'origine di quei testi (Libro dei Vigilanti, Libro dei sogni, Libro delle parabole di Enoc) destinati a una tradizione segreta. L'ultima parte, "fra giudaismo e cristianesimo", avanza l'ipotesi che il cristianesimo sia sorto come una riflessione sulla vicenda di Gesù da parte di comunità formatesi nell'alveo di teologie ebraiche diverse. In fondo, sta in questo il gesto storiografico di Sacchi: mostrare come sotto ipotetiche identità rigide (l'ebraismo, il cristianesimo) si celi una costellazione di culture, affini e distanti, da far riemergere e interpretare nella loro interna complessità.
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