Del male e di Dio
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17,08 €
Tasse incluse
In tutta la tradizione culturale dell'Occidente ha avuto una funzione determinante l'impegno ad approntare strategie di difesa e anche di immunizzazione dal male attraverso l'elaborazione di rappresentazioni, di teorie filosofiche, di concezioni religiose capaci di offrire una spiegazione rassicurante o consolante. Questi tentativi di attenuarne, o addirittura rimuoverne, lo scandalo hanno ostacolato un adeguato riconoscimento della sua gravità favorendone il dilagare e riducendo la capacità di resistervi. La tesi qui proposta è che la salvezza dal male possa essere pensata, e sperata, non attenuando ma al contrario esasperando le contraddizioni che esso introduce: né negando o riducendo il male, né negando o riducendo Dio o quell'assoluta positività dell'essere che sembra incompatibile con il male. Così la sofferenza radicalizzata, fino al punto da diventare ripiegamento e rottura di ogni relazione, può far apparire quella dimensione di alterità assoluta, nell'orizzonte della quale soltanto può essere pensata la salvezza. E più in generale il male si definisce come assurdo e scandaloso, come non riducibile a semplice limite o a non-essere, come «ciò che non doveva essere», proprio di fronte a quell'assoluta positività divina dalla quale può provenire una paradossale possibilità di salvezza.
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