'68. Vol. 2

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SaldaPress
Kidwell Mark
Libro in brossura
23 Agosto 2018
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Ormai è fatta. Siamo stati risucchiati nella giungla vietnamita nel vortice di insensatezze e violenza che caratterizzò, proprio nel 1968, il conflitto tra gli USA e il paese del sud-est asiatico. Fu una guerra terribile, in cui si fece largo uso di armi chimiche, di bombardamenti a tappeto, di strategie di guerra messe profondamente in crisi dalla guerriglia Viet Cong e dalla resistenza della popolazione civile. L'opinione pubblica statunitense e mondiale si sollevò, protestando per un intervento militare sproporzionato, propagando l'onda lunga dei movimenti studenteschi nati nel 1964, che dagli USA arrivarono a quel punto in Europa, modificando per sempre il panorama politico e sociale del pianeta. Tutti questi elementi, riassunti in modo sommario, sono al centro del fumetto di culto di Mark Kidwell e Nat Jones, con gli splendidi colori di Jay Fotos. Sono caratteristiche che nel numero che vi apprestate a leggere avranno un ruolo decisivo, spostando il cuore dell'azione e arricchendo ulteriormente la complessità della serie. La grandezza del lavoro di Kidwell come sceneggiatore, però, sta soprattutto nel fatto che è stato capace di far riverberare tutti i paradossi e i drammi di quel conflitto sui personaggi che occupano il teatro di guerra. E facendo deflagrare ulteriormente i problemi grazie a una variabile impazzita: i non-morti. Il tenente Blake, Bronto, Cerotto, Borbotto, Bonnie, il capitano Duncan, Doc e ancora Yam e Nerone e tutti i soldati della Base Aries e gli altri personaggi che entreranno a far parte del cast devono fare i conti con un nemico imprevedibile e non contemplato, che accomuna il loro destino e quello del nemico: famelici cadaveri che tornano in vita, che non riconoscono più gli schieramenti e che hanno come unico scopo quello di divorare i vivi. E non importa più che siano esseri umani vivi che appartengono al proprio schieramento o a quello avversario. La morte non rispetta nessuno, prevale su tutto, anche sulle manifestazioni pacifiste. È uno scenario apocalittico, ancora più cupo di quello reale, cioè di quello che ci ha consegnato la storia e che gli autori hanno meticolosamente utilizzato come punto di riferimento per il racconto. Ora rituffiamoci nel delirio. Un delirio tutto umano. Come umana è la morte.
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