Sonics. L'epopea di Seattle nella storia dell'NBA
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Il 19 aprile 2008 i Seattle SuperSonics giocano la loro ultima partita nella NBA. Kevin Durant, all'epoca un rookie di diciannove anni, segna gli ultimi quattro punti della sfida contro i Mavericks, portando i suoi a sconfiggere gli avversari in volata. Ma è soltanto la vittoria numero 19 in una stagione da 82 partite. Tutti alla Key Arena temono che sia l'ultima volta, e non si sbagliano. Una squadra leggendaria, che ha percorso quarantun anni di storia nella National Basketball Association vincendo un titolo nel 1979 e raggiungendo con Gary Payton e Shawn Kemp le Finals del 1996 per arrendersi solo all'ultimo ai Bulls di Michael Jordan, sta per cadere nell'oblio. Da quel giorno, tutti in città sognano di rivedere in campo i Sonics. È la stessa città che ha visto nascere il grunge e le contestazioni altermondialiste, ma anche Microsoft, Starbucks e Amazon. Dall'alto dello Space Needle, l'iconica torre che sin dai primi anni Sessanta sovrasta il paesaggio cittadino, si è assistito a un'epopea fatta di underdogs, losers, leggende, imprese e sonore delusioni, fino a quel "Sonics Gate" che ha sottratto a Seattle la pallacanestro più importante del mondo. Un'epopea che questo libro vuole indagare, raccontando tutto dall'inizio alla fine, a partire da quel mood morboso attraverso il quale la squadra ha rispecchiato umori, splendori e cupezza della Emerald City nel mondo dello sport professionistico americano.
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