Dalla guerra alla pace e non viceversa. Un ideario
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Nelle attuali condizioni internazionali, con venti di guerra che spirano da ogni dove, parlare di pace, per conoscerla, apprezzarla e concretizzarla, diventa urgente. Conosciamo cos'è la guerra, sappiamo anche definirla, ma non sappiamo dare un significato autonomo della pace, qualificandola spesso semplicemente come "assenza di guerra". Di conseguenza ogni ragionamento sulla pace presuppone il discorso sulla guerra, svuotando la pace della sua autonomia concettuale. Quello della pace come volersi bene è mito sviante, perché potrebbe bastare il "non odiarsi" per avvicinarsi ad essa. Il "voler bene" depotenzia storicamente e concettualmente la pace, perché il conflitto esiste, è sempre in agguato, è parte quotidiana delle relazioni umane e interstatali. È da questo che bisogna iniziare il discorso sulla pace, senza stereotipi devianti, "stando" nei conflitti, dunque affrontarli e risolverli. Generalizzando, il concetto di pace ha assunto due declinazioni: pace individuale, intesa come stato di benessere interiore, spirituale e psicologico, raggiunto dalla persona; pace sociale e politica, intesa come assenza di conflitto nella società e tra gli Stati.
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