Stazione degli occhi. (O del corpo che si sottrae). Ediz. italiana e albanese
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Il secondo numero di Camminamenti prova a rileggere il nostro tempo incerto con la lucida fermezza di chi non vuole arrendersi: il virus, il lockdown, il necessario distanziamento. Necessario? O rischioso? Cosa implica la sottrazione del corpo? Quale, davvero, la pandemia da cui trarsi in salvo, quando è il corpo che si sottrae? Le poesie in albanese di Jonida Prifti come frammenti di un monito, l'oracolo, sempre interrogativo, di una Cassandra contemporanea che sceglie di interpellare se stessa sulle ragioni del corpo che si sottrae. Accompagnate, in un lucido straniamento, dai racconti brevissimi, per frame, di Donatella Della Ratta, che cercano una risposta plausibile non solo agli interrogativi lasciati in sospeso da Jonida ma, più esattamente, all'inusuale "essere corpo alla fine di marzo ventiventi". Dove finisce il corpo, la sua essenza stessa, se è costretto a sottrarsi? Dove finisce il suo reagire ad altri corpi, se anche questi si sottraggono? Dove finisce il suo essere corpo vivo, se si condensa, isolato, al centro di uno sguardo fermo alla stazione di un divenire che non sappiamo quanto tempo richiederà?
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