Silente ritorno al mito. Perché la psicologia non può fare a meno del racconto epico (Un)
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Perché pensiamo che la psicologia sia una disciplina nuova? Perché incomincia a svilupparsi proprio nell'Ottocento? E poi, perché quando sediamo sul lettino dell'analista sentiamo ancora parlare di Edipo? L'autrice propone una prospettiva inedita sulla dimensione sociale della psicoanalisi, analizzando le somiglianze di forme, scopi e metodi di presa in carico con il mito. Come in un passaggio di testimone, oggi la psicologia in Occidente svolge il ruolo che il teatro greco, prima, e il rito della messa poi, hanno sempre adempiuto: incarnare il mito. Così, utilizzando da un lato Aristotele e dall'altro il desiderio mimetico girardiano, si tratteggia un quadro diverso, dove il mito non è più superstizione favolesca ma vero e proprio nutrimento psichico: indice di un orizzonte di senso, messo in discussione dall'epoca dei Lumi e quasi soffocato, il mito si veste di scienza per rischiarare il fosco inconscio. Uscito dalla porta, non poteva che rientrare dalla finestra. Premessa di Roberto Tagliaferri.
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