Pianto sulla distruzione di Rjazan'. Testo russo a fronte. Ediz. critica
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22,69 €
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'Linvasione dell'Orda d'oro degli eredi di Gengis Khan, che «ruggendo e gloriandosi» prendono e saccheggiano Rjazan' nel 1237, Kiev nel 1240, imponendo il giogo tartaro, è vissuta dalla Rus' come una catastrofe, ma anche come segno divino che invita a ritrovare le origini cristiane. Ne è prezioso documento il Pianto sulla distruzione di Rjazan' che, allontanandosi dai temi e dallo spirito dei cantari antichi, come il Cantare di Igor', apre un nuovo filone epico-religioso, dominato dalla lotta tra il Bene e il Male, da un acre senso della colpa e dell'espiazione - «E scorreva / come un fiume impetuoso / il sangue cristiano / in ragione dei nostri peccati» - attraversato da un pathos sublime e lamentoso: «Giacquero sulla terra nuda / sull'erba della steppa / periron per la neve e il gelo / da nessuno accuditi / i loro corpi divorati dalle fiere / fatti a brani da un'infinità di uccelli. /Tutti giacquero infatti / e perirono insieme /e bevvero / la stessa coppa della morte». Nell'ossessiva e immaginosa trama figurale del Pianto questa coppa, tremenda e salvifica insieme, si identifica ormai con il calice della Passione.
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