Cuore di tigre in una pelle di donna. Il paradigma dell'androginia femminile nelle tragedie e nei drammi storici di Shakespeare
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L'immagine del cuore di una tigre avvolto nella pelle di una donna è una metafora di Shakespeare. È tratta dalla terza parte del suo Enrico VI e sovrappone in modo paradigmatico i campi semantici dell'avvolgente femminilità (esteriore) e della sorprendente bestialità (interiore), in una figurazione retorica a cui il drammaturgo ricorre più volte, nelle sue tragedie e nei drammi storici, per alludere al carattere affascinante e terribile allo stesso tempo, di una donna virago, androgina, compartecipe di una doppia natura, virile e femminile insieme. Cosa accomuna Tamora, Giovanna d'Arco, Margherita d'Angiò, Eleonora d'Aquitania, Goneril e Regan, Lady Macbeth, Volumnia? Sono tutte donne che scelgono di sfidare apertamente i modelli patriarcali, insidiandone il dominio e rivendicandone il potere. Rappresentano una minaccia all'ordine normativo (maschile), e vengono per questo attaccate dai loro antagonisti, che le descrivono come streghe, mostri androgini, non più donne ma ibridi osceni di maschile e femminile. In realtà sono personaggi interessantissimi, da rileggere e riscoprire sotto una luce diversa, per certi aspetti addirittura "rivoluzionari". (...)
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