Azioni e azionisti. Il lungo Ottocento della Banca d'Italia
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42,70 €
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Questo volume segue la vicenda degli azionisti della Banca d'Italia in età liberale: negozianti, banchieri, proprietari terrieri, professionisti con propensioni all'investimento mobiliare che, da punti diversi della penisola, non esitarono a cogliere la possibilità di far fruttare i propri capitali, a diversificare il proprio "portafoglio" e a correre rischi. Chi erano quegli azionisti e perché acquistavano quote della principale società per azioni e banca di emissione italiana? Quali erano le provenienze economiche e geografiche dei capitali che investivano? Titolari di beni non visibili, gli "uomini mascherati" compravano e scambiavano azioni, si recavano alle adunanze, votavano o delegavano qualcuno a farlo per loro, prendevano decisioni: eppure la letteratura otto-novecentesca ne ha quasi del tutto ignorato nomi, patrimoni e modi di rappresentazione. Questa indagine è la prima sistematica riflessione critica sulla stagione ottocentesca dell'azionariato italiano e, attingendo a fonti archivistiche e alla storiografia economico-sociale, propone una storia sociale della Banca d'Italia precisando identità, consistenza e motivazioni dei suoi primi azionisti. A questa storia non è estraneo l'esito del marzo 1936, quando la Banca da società privata fu trasformata in ente di diritto pubblico e il patrimonio di privati diventò patrimonio del paese, determinando in sostanza la fine della prima stagione azionistica.
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